Domande Frequenti

Il PSA (antigene prostatico specifico) è un enzima prodotto dalla prostata, la cui funzione è quella di fluidificare lo sperma dopo l’eiaculazione. Il valore normale del PSA è dipendente dall’età del soggetto: al di sotto dei 50 anni viene considerato normale un valore che non supera 1 ng/ml; tra i 50 e i 60 anni un valore inferiore a 2 ng/ml e dopo i 60 anni un valore inferiore a 3 ng/ml. Tuttavia, un valore che supera questi limiti non è sempre indicativo di un tumore alla prostata. Infatti, si possono trovare valori elevati anche in presenza di infiammazione (prostatite) o di ingrandimento della ghiandola (ipertrofia prostatica). In caso di sospetto è necessario eseguire una biopsia prostatica. Per tale motivo è necessario eseguire una volta all’anno il dosaggio del PSA e la visita urologica con esplorazione rettale.

Il dosaggio sierico del PSA andrebbe sempre eseguito a partire dai 50 anni tranne nei soggetti con familiarità positiva per tumore alla prostata. In questo caso il PSA dovrà essere dosato a partire dai 40 anni. L’interesse nel dosare il PSA nella fascia di età compresa tra i 40 e i 50 anni nasce dal fatto che in questa fascia di età non essendovi un ingrossamento della ghiandola prostatica significativo il valore del PSA tende maggiormente a rispecchiare la salute della prostata. Recentemente uno studio svedese condotto su circa 2000 soggetti di età compresa tra 40 e 85 anni a partire dalla fine degli anni 60 del secolo scorso ha individuato i soggetti maggiormente a rischio di sviluppare un tumore della prostata più aggressivo. Infatti sono risultati maggiormente a rischio di ammalarsi di un brutto cancro quei pazienti con età inferiore ai 50 anni con valori di PSA superiori a 2 ng/ml. Viceversa nei pazienti con età inferiore ai 50 anni e con valori di PSA inferiori ad 1 ng/ml, il rischio di ammalarsi di tumore alla prostata è risultato molto basso.

La biopsia prostatica è un esame praticato in regime ambulatoriale, sotto guida ecografica transrettale ed in anestesia locale. Consiste nel prelevare piccole porzioni di tessuto prostatico al fine di escludere la presenza di un tumore prostatico. Per avere una buona accuratezza diagnostica è necessario che vengano eseguiti non meno di 14 prelievi che in caso di prostate voluminose possono estendersi anche a 24. La biopsia prostatica necessita di una profilassi antibiotica che dovrà essere proseguita per almeno 7 giorni.

La Risonanza Magnetica Multiparametrica della prostata è una metodica radiologica fondamentale nella identificazione del tumore in quanto fornisce immagini morfologiche della prostata ad elevata risoluzione spaziale e funzionali. È diventata uno strumento indispensabile per la pianificazione del percorso diagnostico-terapeutico del paziente. Viene prescritta quando vi è un sospetto clinico di tumore (ad esempio PSA elevato nonostante una biopsia negativa), ovvero quando è necessario localizzare con certezza in quale porzione della prostata si trovi il tumore per potere eseguire una biopsia mirata. Risulta ancora utile quando, dopo una diagnosi accertata di tumore, è necessario capire se in corso di intervento è possibile risparmiare i nervi del plesso prostatico deputati all’erezione.

La visione del sangue nelle urine viene definita macro-ematuria per differenziarla dalla micro-ematuria che al contrario non è identificabile ad occhio nudo ma solo con la presenza di un numero maggiore di globuli rossi all’esame delle urine. Le cause dell’ematuria sono diverse e comprendono infezioni delle vie urinarie, calcolosi e tumori. In presenza di ematuria bisogna sempre rivolgersi al medico, che con indagini quali l’ecografia dell’apparato urinario, la cistoscopia, la citologia urinaria su tre campioni ed altri esami di laboratorio riuscirà a comprenderne le cause.

 

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